Gli antichi Greci Edith Hall

copertina Hall greci ITAChi erano i Greci? Quali erano le loro caratteristiche precipue e quanto di “greco” c’era in coloro che vissero nell’Egitto o nella Siria in età ellenistica o sotto l’impero romano? I Greci hanno posto le basi di quella che oggi viene considerata la cultura occidentale: la democrazia, la filosofia, il teatro e molte delle scienze esatte affondano le loro radici nel mondo delle poleis. È certamente complesso fornire risposte esaurienti a tali domande, che richiedono una conoscenza approfondita delle varie fasi di vita del mondo greco e, al contempo, una grande abilità nel porsi in una prospettiva più ampia per ottenere una visione d’insieme quanto più completa della “grecità” nella storia. Edith Hall affronta il difficile compito di presentare i Greci e il loro modo di essere in un volume che non vuole essere un trattato tecnico di antropologia, ma un testo in grado di intrattenere e informare un pubblico più vasto di non specialisti, senza rinunciare alla possibilità di fornire utili spunti di riflessione anche agli esperti del settore.

Sin dalla prefazione, l’autrice dimostra un approccio vivace e singolare alla questione, cercando di individuare quali fossero gli elementi comuni che qualificarono l’“essere greci” in un arco temporale che dal mondo miceneo si spinge fino alla diffusione e all’affermazione del Cristianesimo alla fine del IV secolo d.C. Ben conscia delle scoperte e dei progressi in vari ambiti di altri popoli, dai Babilonesi agli Ittiti, dagli Ebrei ai Persiani, l’autrice riesce nel difficile compito di celebrare le conquiste dei Greci senza per questo fare sembrare questi ultimi l’unico popolo civilizzato nel Mediterraneo antico.

Nel capitolo introduttivo, la Hall individua dieci caratteristiche che, prese singolarmente, risultano comuni anche ad altri popoli mediterranei, ma che solo presso i Greci si trovano combinate fra loro e che forniscono una definizione dell’“essere greci”. Il volume risulta così strutturato secondo un principio tematico, in cui in ogni capitolo viene messa in evidenza una di queste qualità. Al tempo stesso il materiale è organizzato cronologicamente, dal momento che, sottolinea l’autrice, in ogni fase della civiltà greca è possibile individuare un attributo che risulta prevalente sugli altri.

Si viene così a sapere che i Greci erano innanzitutto esperti navigatori che vivevano in un gran numero di comunità indipendenti distribuite lungo centinaia di chilometri di coste, su isole e penisole, dal Mediterraneo occidentale alle coste dell’odierna Turchia, dal Mar Nero alle isole egee. A incarnare in maniera particolarmente evidente questo essere “rane intorno a uno stagno” sono i Micenei, indagati non solo attraverso il richiamo a quanto di essi è presente sotto la superficie dei poemi omerici, ma prestando attenzione anche ai dati provenienti dall’archeologia e dalla decifrazione dei testi in Lineare B.

Lo sviluppo del mondo greco fra i secoli X e VIII a.C., che con definizione inadeguata vengono comunemente definiti “secoli oscuri”, permette di mettere in luce una seconda qualità, ovvero l’essere particolarmente diffidenti nei confronti dell’autorità. A guidare il lettore in questi capitoli sono i riferimenti ai poemi omerici, ma anche alle opere di Esiodo, la Teogonia e Le opere e i giorni. Così, contestualmente allo sviluppo della società delle poleis e alla creazione di forme di coordinamento fra di esse attorno a un santuario comune, scorrono davanti agli occhi del lettore la nascita della scrittura alfabetica, il consolidamento dell’identità etnica e culturale, lo sviluppo dell’ideale di autosufficienza incarnato dall’eroe Odisseo, ma anche la primordiale sfida all’autorità e al potere costituito rappresentata nel mito di Prometeo.

L’età delle colonizzazioni e delle grandi tirannidi fa emergere la terza caratteristica dei Greci, ovvero il loro spiccato individualismo. Riaffiora allora l’atavico nesso fra i Greci e il mare, questa volta in riferimento alle nuove fondazioni coloniali e incarnato nel profondo e sorprendente legame con la figura del delfino. La creazione di nuovi insediamenti oltremare ebbe, d’altro canto, un impatto senza precedenti sul pensiero e sulla letteratura greca, con la nascita della poesia lirica, la celebrazione dell’amore, del piacere, del riso e del lusso in Archiloco, Alceo e Saffo, la centralità del simposio nei componimenti di Anacreonte o il momentaneo sollievo dalla guerra celebrato da Ipponatte e Simonide.

Nel mondo ionico nacquero i primi “scienziati”, si sviluppò la filosofia e si posero le basi per lo sviluppo delle scienze esatte. Gli Ioni erano curiosi, indagatori, desiderosi di spingersi oltre la superficie visibile delle cose. Accanto ai nomi più famosi come Talete, Ippocrate e Pitagora, o ancora Eraclito, Parmenide, Democrito ed Erodoto, con i suoi ampi excursus etnografici, l’autrice ricorda e celebra un ben meno noto e spesso sottovalutato Senofane di Colofone, che gettò le basi per lo sviluppo della teoria politica.

I due capitoli centrali del volume sono dedicati alle due grandi realtà il cui contrasto, ma anche la cui sintesi, fra V e IV secolo a.C. ha dato forma al mondo greco. È possibile così apprezzare l’apertura mentale degli Ateniesi nei confronti delle nuove idee e dello straniero meritevole, tanto centrale per lo sviluppo della democrazia, un processo che tuttavia non fu privo di rallentamenti o di brusche frenate. La società ateniese fu in grado di produrre grandi individualità, dai tragediografi Eschilo, Sofocle ed Euripide a Pericle, da Fidia a Socrate, da Tucidide ad Aristofane, Senofonte e Platone, ma anche di accogliere stranieri di spicco, come Erodoto, Gorgia, Anassagora e Protagora. Si snodano così, in rapida successione, tutte le conquiste di Atene in età classica.

Degli Spartani, ricordati in genere per la loro abilità di guerrieri, la semplicità dei costumi e la durezza dello stile di vita, vengono sorprendentemente messe in luce anche l’arguzia e l’umorismo pungente, sebbene macabro e in qualche misura oscuro. Il loro sistema politico, autoritario e al tempo stesso egalitario, divenne presto materia di dibattito per filosofi non spartani. La descrizione della loro società, dei loro costumi e dei loro raggiungimenti si muove agilmente fra le molte voci non spartane e le poche voci locali, come il poeta Tirteo.

I Macedoni di Filippo II e Alessandro si inserirono con abilità nelle dinamiche proprie del mondo della poleis, elevandosi al ruolo di egemoni e ampliando l’orizzonte della grecità a oriente fino all’Indo e all’odierno Punjab. Di questi uomini dai modi rudi, sfacciati e litigiosi l’autrice sottolinea lo spirito di competizione, una caratteristica che certamente non era estranea anche al mondo di Atene e Sparta, ma che i Macedoni incarnarono a tal punto da espandere il proprio dominio su terre assai distanti, riuscendo a mantenerne il controllo nonostante le rivalità reciproche.

L’età ellenistica fu un prezioso momento di riflessione sul passato e di sviluppo verso nuove forme di vita civica e intellettuale. L’ammirazione per l’eccellenza spinse i sovrani che si susseguirono nel governo dell’eredità di Alessandro Magno a promuovere le iniziative di uomini di talento, investendo enormi capitali nella creazione di meravigliose città, sede di splendidi edifici e di incessante attività culturale.

Fra II e I secolo a.C., l’indipendenza del mondo greco venne progressivamente ridotta dall’avanzare della potenza di Roma, ma la grande eloquenza che da secoli aveva caratterizzato i Greci, fiorì nuovamente. Storici come Polibio e Diodoro, il biografo Plutarco, il medico Galeno, fautore di un metodo scientifico basato sull’osservazione empirica e sull’analisi, il retore Elio Aristide o Pausania il Periegeta, inventore della letteratura di viaggio, sono solo alcuni esempi di intellettuali greci che si affermarono nei secoli di dominio romano e che furono capaci di fare apprezzare la propria opera a un pubblico vastissimo.

Infine il confronto con l’affermarsi all’interno dell’impero del nuovo credo proveniente da oriente, il Cristianesimo, permette all’autrice di mettere in luce l’ultima caratteristica tipica dei Greci, la dipendenza quasi patologica dal piacere, che costituì un facile appiglio per gli apologeti cristiani nella polemica contro il paganesimo. Paolo di Tarso è la fonte principale d’informazione circa le prime conversioni di uomini greci alla nuova fede, mentre le vicende di Zenobia, regina di Palmira, e di Ipazia, poliedrica intellettuale originaria di Alessandria d’Egitto, epitomano il rapporto mutevole e sempre più conflittuale fra l’“essere greco”, modellato dalle dieci qualità prese in esame, e lo stile di vita cristiano. Il racconto si snoda attraverso la narrazione del contrasto fra Celso e Origene, il riferimento a Plotino e alla filosofia neoplatonica, il contrasto dell’imperatore Giuliano con Gregorio Nazianzeno e Basilio di Cesarea e l’opera dell’ultimo grande retore pagano, Libanio.

Il volume assolve il compito che si pone in maniera originale, con una prosa vivace e mai lenta, non limitandosi a riproporre topoi classici sui Greci, ma mettendone in luce caratteristiche talvolta inaspettate e dando voce a personaggi spesso lasciati ai margini della grande narrazione. L’attenzione in certa misura secondaria ad aspetti quali la religiosità o la vocazione al conflitto in armi, che vengono comunque toccati in maniera meno sistematica in molti dei capitoli che compongono l’opera, lungi dall’essere una mancanza permette di concentrarsi su altri elementi molte volte trascurati, ma che consentono di guardare alla civiltà e alla cultura greca da un punto di vista non canonico e sicuramente fruttuoso. La dipendenza preminente nei confronti delle fonti letterarie tradisce la formazione dell’autrice stessa, che tuttavia non manca di integrare, laddove ritiene opportuno, elementi provenienti dall’archeologia e della storia dell’arte. Nel complesso un libro interessante, che fornisce una rinfrescante introduzione all’esperienza e alle vicende dei Greci nell’arco di duemila anni.


  • Titolo: Gli antichi Greci  (Traduzione a cura di Luigi Giacone)
  • Autore: Edith Hall
  • Editore: Biblioteca Einaudi, 2016
  • Pagine: 352
  • Prezzo: €30.00

Traduzione a cura di Luigi Giacone (Biblioteca Einaudi, 2016)

 



Si è laureato in Storia greca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel luglio del 2012, con una tesi dal titolo “Rappresentanza proporzionale e organizzazione militare negli ethne della Grecia classica”. È Dottore di ricerca in Storia antica presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", con una tesi sulla nascita e lo sviluppo di formazioni militari d’élite nella Grecia classica, ed è stato Visiting Research Student presso il dipartimento di Storia dell'University College London (UCL). È Cultore della materia di Storia greca presso la facoltà di Lettere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Insegna presso scuole secondarie superiori di Milano e provincia.


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